GEISHE, SAMURAI E LA CIVILTÀ DEL PIACERE
Durante il cosiddetto periodo Edo (1603-1868), il Giappone visse una stagione storica e artistica particolarmente feconda. La sua influenza avrebbe poi varcato le frontiere dell’Arcipelago per giungere fino in Occidente, dove ha dato vita a una vera e propria passione per l’estetica e la cultura giapponese.
In quella particolare fase storica, dopo un lungo periodo caratterizzato da conflitti interni, il Giappone conobbe una parentesi duratura di pace, in un contesto politico segnato dalla volontà di isolarsi dal resto del mondo. Alla classe dei mercanti dell’epoca, sempre più potente, non era concesso di acquisire terre e così la sua crescente ricchezza fu indirizzata al pieno godimento dei piaceri della vita, quali gli spettacoli del teatro kabuki, l’intrattenimento offerto dalle geisha nelle case da tè e l’acquisto di opere d’arte.
Il termine ukiyo-e, che significa “immagini del mondo fluttuante”, si riferisce alle stampe xilografiche a colori nate nel periodo Edo dall’incontro fra il talento di pittori quali Utamaro, Hokusai e Hiroshige e l’assoluta maestria di incisori di matrici e stampatori. Sono l’espressione estetica più alta di quella che potrebbe essere definita una civiltà del piacere: non un piacere edonistico bensì il frutto della consapevolezza che le bellezze e le gioie della vita prima o poi finiscono e che per questo devono essere vissute pienamente, in ogni loro forma.
La mostra permette di scoprire il mondo delle stampe giapponesi dell’ukiyo-e attraverso oltre 300 opere di artisti fra i più importanti e i temi che le caratterizzano: dalle eleganti bellezze femminili, i delicati fiori e uccelli, i celebrati attori del kabuki e i valorosi samurai fino alle stampe erotiche, con la loro spensierata celebrazione dell’amore.
Il percorso espositivo si snoda in nove sezioni tematiche che racchiudono una trentina di disegni preparatori, una ventina di paesaggi e altrettante scene di fiori e uccelli, circa quaranta ritratti di attori del kabuki; un’ulteriore quarantina di stampe di “belle donne”; circa cinquanta stampe e libri erotici e una ventina di stampe di guerrieri ed eroi.
All’interno di ciascuna sezione le stampe sono presentate in ordine cronologico e arricchite in alcune sale da opere d’arte e oggetti della cultura giapponese tra cui kimono, armature di samurai, maschere, arredi e ventagli dipinti, che restituiscono il contesto delle scene rappresentate.
Se il grande pubblico è ormai familiare con alcune delle grandi opere dell’ukiyo-e, il processo di realizzazione delle stampe xilografiche policrome è assai meno conosciuto. La mostra propone quindi in apertura una breve introduzione alla storia e alla tecnica della stampa xilografica, per poi proseguire illustrando i temi principali dell’ukiyo-e. Si inizia con i paesaggi e le “immagini di fiori e uccelli” (kachōga). La rappresentazione giapponese del paesaggio è incentrata sui luoghi celebri della tradizione letteraria ed è un genere relativamente tardivo dell’ukiyo-e, qui presente anche con due libri di Hiroshige (1797-1858). I tipici accostamenti tra fiori e uccelli, di ispirazione cinese, fanno spesso riferimento alla poesia con precisi significati simbolici. Successivamente animali e fiori sono diventati il soggetto di predilezione per rappresentare più in generale il susseguirsi delle stagioni e la mutevolezza della natura.
Si passa poi al mondo del teatro kabuki, un genere popolare che si distingue dal più aristocratico nō per il vistoso trucco di scena dei protagonisti. Gli attori del kabuki erano amatissimi e le stampe che li ritraevano (yakusha-e) erano spesso conservate dal pubblico come i poster delle star odierne. Degna di nota è la presenza in mostra di una stampa di fine ‘700 di Sharaku, le cui rare opere giunte fino a noi contano tra le più incisive rappresentazioni del kabuki.
Un soggetto celebrato in tutta la sua molteplicità dall’ukiyo-e è la bellezza femminile. Le “immagini di belle donne” (bijinga) ritraggono sia cortigiane d’alto rango sontuosamente vestite sia prostitute comuni o scene di vita quotidiana. In mostra si possono ammirare i diversi stili di rappresentazione della figura femminile, dalle figure esili di Harunobu (1725 ca. – 1770) fino alle linee affilate ed espressive di Utamaro (1756-1806).
Tre sale discoste del percorso espositivo permettono a chi lo desidera di accedere alle stampe erotiche (shunga), forse la rappresentazione per eccellenza dell’effimero che caratterizza l’ukiyo-e. La sessualità vi è raffigurata in maniera altamente espressiva, fino a sfociare talvolta nel comico e nel grottesco. Quasi tutti gli artisti si cimentarono con il genere erotico e in mostra sono presenti esempi eccellenti, tra cui una serie completa di dodici stampe di Utamaro.
L’universo maschile è al centro delle rappresentazioni di guerrieri ed eroi. La pace che regnò in Giappone nel periodo Edo portò infatti a formalizzare l’etica del samurai e la cultura della guerra e dell’onore che avevano segnato i secoli precedenti. Le battaglie del passato, le gesta di guerrieri e samurai furono celebrati sia dal teatro kabuki sia appunto dalle stampe, che in mostra sono accompagnate da preziose armature di samurai.
La mostra si chiude con la stampa forse più iconica dell’ukiyo-e: la Grande onda di Hokusai (1760-1849). È un’opera emblematica della penetrazione dell’estetica giapponese nella cultura occidentale, iniziata dalla fine dell’Ottocento quando, con la riapertura forzata dei confini giapponesi, l’Occidente scoprì un’arte che avrebbe appassionato collezionisti e artisti, basti pensare all’Impressionismo. La celebre stampa di Hokusai esposta è celebrata anche attraverso un’installazione multimediale.